L’impercettibile, abissale, differenza tra scelta e necessità alimentare
Lavoro come ricercatrice universitaria e vivo all’estero da diverso tempo. Mi capita spesso di viaggiare per conferenze in giro per l’Europa e, dato che sono celiaca da quando ero bambina, mi sono fatta qualche esperienza in materia di buffet senza glutine. In particolare negli ultimi tempi ho rilevato alcune tendenze in materia di organizzazione dei buffet negli eventi, che vorrei condividere con gli altri soci e socie AIC, ma anche per lanciare un appello agli operatori che li gestiscono.
Oggi i catering che lavorano per gli eventi hanno aumentato la sensibilità per gli stili alimentari alternativi e ampliato notevolmente l’offerta. Per esempio, se fino a qualche anno fa era difficile trovare proposte senza glutine e una scarsa attenzione al problema della contaminazione, oggi nei buffet degli eventi, pubblici o privati, il cibo senza glutine è spesso disponibile e generalmente sicuro. Tuttavia rimane una scarsa consapevolezza sia tra chi gestisce il servizio, ma anche tra gli stessi avventori rispetto alle esigenze delle persone celiache e alla differenza fra scelta alimentare e necessità alimentare.
A questo proposito voglio portare due esperienze recenti, una a Dublino in Irlanda e una a Newcastle in Inghilterra.
In entrambe le occasioni ho rilevato una grandissima sensibilità per le scelte alimentari che eliminano alimenti di origine animale. Addirittura nell’evento irlandese, il buffet era interamente vegetariano, con molte opzioni vegane. Un livello di sensibilità che però non ho potuto rilevare sul fronte del senza glutine. Non tanto perché non ci fossero alimenti gluten free. Il cibo senza glutine c’era, ma in quantità esigua, e, soprattutto, nessun cartello indicava che fosse riservato alle persone celiache. Risultato? Tutti, anche le persone non celiache prendevano i prodotti senza glutine, e più di una volta mi sono trovata a correre per mettere in salvo il mio panino senza glutine prima che gli altri me lo soffiassero. Cosa che, ahimé, è capitata più di una volta! Unica consolazione? Scoprire che anche i non celiaci puntano agli alimenti senza glutine!
La prima volta che è capitato, a Dublino, avevo fatto un po’ tardi a raggiungere il buffet. Tutti i panini senza glutine erano terminati, ma, forte degli anni di esperienza e volontariato, non mi sono arresa. Ho dovuto insistere, perché alla prima richiesta mi è stato risposto che no, non c’era niente per me. Eppure io avevo pagato la conferenza come le altre persone, e non avere un panino senza glutine per me avrebbe significato non poter pranzare come e insieme agli altri, mentre il networking alle conferenze è uno degli aspetti più importanti. Ebbene, dopo qualche minuto di insistenza, l’organizzazione è riuscita a trovare non uno, ma due panini per me. Me ne sono andata lasciandone uno, se per caso un’altra persona celiaca avesse fatto più tardi di me! Certo, non è stato facile tenere il punto, la sensazione di rifiuto è una costante nella vita di chi deve escludere il glutine dalla propria dieta. Ma non ho mai mollato perché non stavo insistendo solo per me, per quel singolo pasto, stavo combattendo per un diritto fondamentale di tutte le persone celiache.
La stessa cosa è capitata anche a Newcastle, fortunatamente non ho dovuto insistere, l’organizzazione si è immediatamente fatta in quattro per rifornirmi di pane senza glutine in abbondanza, ma il punto è che, sebbene ci sia maggiore sensibilità per scelte alimentari alternative (vegetariane e vegane in primis), non è ancora così chiara la differenza fra chi fa una scelta alimentare e chi deve seguire una dieta per questioni di salute, come chi convive con la celiachia o con altre intolleranze alimentari.
Certo, offrire un buffet inclusivo e rispettoso per tutte le scelte alimentari è importante, ma è anche necessario riservare una maggiore accortezza per le persone che devono necessariamente, per questioni sanitarie, escludere determinati ingredienti, compresa l’attenzione al pericolo di contaminazione, che non riguarda chi fa scelte etiche. Altrimenti noi persone celiache continueremo sempre a vivere il momento sociale dell’alimentazione fuori casa con ansia e sconforto.
Soprattutto se si pensa che le maggiori accortezze consistono in semplici e piccole attenzioni che possono fare una grande differenza. Ecco qualche spunto in proposito:
- nei buffet in cui le opzioni gluten free sono limitate alle persone celiache presenti, è necessario indicare non solo che si tratta di proposte gluten free ma anche che sono riservate esclusivamente a quelle persone, perché chi non è celiaco ha opzioni in abbondanza in altri settori del buffet.
- Nei buffet in cui le opzioni senza glutine e naturalmente senza glutine sono abbondanti e trasversali basta semplicemente indicare, usando il simbolo dell’allergene, le opzioni che non sono idonee, senza ulteriori raccomandazioni. Questa, ça va sans dire, sarebbe la situazione ideale e maggiormente normalizzante. E infatti, quando mi è capitato di organizzare un convegno nel 2022 in Italia, ho lavorato con un catering già formato e capace di offrire un servizio senza glutine, accertandomi che il buffet fosse il più accessibile e trasversale possibile includendo tante opzioni senza glutine e naturalmente senza glutine.
Sono sicura che una formazione come quella fornita dal programma Alimentazione Fuori Casa senza glutine di AIC, potrebbe fare ulteriormente la differenza nel sensibilizzare catering e organizzatori di eventi nel garantire un’offerta sempre più soddisfacente e normalizzante per il celiaco, così com’è accaduto già per molte altre realtà ristorative e ricettive.
Alessia Patuelli
Socia AIC, ex consigliera AIC per l'Emilia-Romagna, ex delegata italiana CYE (Coeliac Youth of Europe), ex coordinatrice generale CYE. Ha partecipato attivamente alla vita dell’associazione fin quando il lavoro glielo ha permesso, ma non smetterà mai di darsi da fare nella sensibilizzazione sulla celiachia. Oggi vive in Olanda, viaggia e mangia senza difficoltà, per questo non smetterà mai di ringraziare AIC e le normative europee sull'etichettatura degli alimenti, che, fra le altre cose, hanno reso obbligatoria l’indicazione degli ingredienti allergenici, tra cui gli ingredienti contenenti glutine, in tutti i prodotti e gli alimenti in commercio e la possibilità di identificare quelli adatti ai celiaci, grazie alla dicitura “senza glutine”.