Marco Calzi

21 anni, frequenta il terzo anno di Ingegneria Elettronica ed Informatica all’Università di Trieste.

Si sa che la celiachia può venire fuori in svariati modi, mostrando un’innumerevole varietà di sintomi che possono presentarsi in qualunque momento della vita di un individuo, quando una persona o i suoi familiari meno se lo aspettano. Generalmente la maggior parte di diagnosi di malattia celiaca viene evinta da sintomi strettamente correlati con l’apparato digerente, ma ciò comunque non toglie che possa manifestarsi in maniere totalmente differenti.

Non posso dire che il mio caso fu inaspettato (avendo una familiarità che lo lascia pensare), ma cosa certa è che la mia celiachia si manifestò in maniera atipica. Avevo 4 anni. Qualche mese prima della diagnosi, iniziai ad avere periodi in cui non avevo fame, e di conseguenza non mangiavo. Quando ciò iniziò ad accadere di frequente e per periodi inaspettatamente lunghi, i miei genitori si insospettirono, in particolare mia madre. Dalle analisi del sangue, un valore anomalo attirò l’attenzione dei medici, quello delle “transaminasi”. Strettamente correlate con il fegato, il suo valore è considerato normale se compreso tra le poche unità e le poche decine. Il mio arrivava all’ordine delle centinaia. Transglutaminasi appena border-line e biopsia dell’intestino apparentemente normale accantonarono il sospetto di celiachia. Anzi, tutt’altro. I dottori pensavano avessi il “deficit di Alfa-1 antitripsina”, una patologia epatica trattata con il trapianto del fegato. Fissarono subito la data per la biopsia, in modo da confermarne la diagnosi.

Spesso (molto spesso) non mi verrebbe da dirlo, ma ringrazio Dio per il fatto che mia mamma sia una donna tanto determinata quanto testarda. Così testarda da voler comunque mettermi in dieta senza glutine contro il parere di ogni medico, essendo convinta che io, proprio come lei, fossi affetto da celiachia. Un mese dopo mi fecero ripetere le analisi. Transaminasi quasi nella norma. Venne cancellata la biopsia al fegato e prolungata la dieta senza glutine. Celiachia, benvenuta nella mia vita.

Sono cresciuto mangiando senza glutine, ed indubbiamente ci sono stati momenti in cui mi sono sentito a disagio o fuori posto a causa della mia malattia. Ma ciò non mi ha minimamente abbattuto. Ho sempre avuto l’intenzione di farmi valere contro chi la criticava, e di divulgarla con passione a chi ne chiedeva spiegazione. Ho però notato che ci sono persone sempre pronte a prendere in giro o a dubitare di questo problema. Ciò non mi ha mai rattristato, ma quanto più incuriosito sul perché.

Grazie a mia mamma ebbi la possibilità di scoprire AIC e il lavoro delle persone che ne fanno parte. Per cui, compiuti 18 anni, diventai volontario nella mia regione. Ciò mi permise di lavorare attivamente per diffondere un’idea corretta della celiachia, perché ho sempre pensato che spiegarla e divulgarla idoneamente sia la chiave per far sì che le persone, che prima la criticavano e la prendevano in giro, ora la capiscano e la rispettino. Ma ciò che mi è sempre stato più a cuore è convincere chi ne è affetto che essa non è un ostacolo, ma invece un’opportunità, che nel mio caso, oltre a farmi conoscere persone con i miei stessi ideali, mi ha permesso di crescere e maturare come persona.